Il Senegal, ufficialmente Repubblica del Senegal, è uno Stato dell'Africa occidentale, con capitale Dakar.
Le terre che sorgono intorno al fiume Senegal, vedono già dal primo millennio la presenza di comunità umane,
traccia della loro antica esistenza è stata lasciata dal meraviglioso tumulo funerario di conchiglie vicino a Toubakuta.
Questo antico paese africano unico nel suo genere è da sempre stato abitato da popolazioni di lingua wolof,
rimanendo dal II al XI secolo sotto l’egemonia territoriale del regno del Ghana.
Sebbene nel IX secolo si assista alla nascita eccezionale di un piccolo regno senegalese chiamato Tekrour,
che comprendeva tutte le zone limitrofe al fiume, la storia di questo paese ci mostra come in antichità fosse occupato
e spartito tra differenti regni (Ghana, Mali e Songhai). Soltanto nel 1200 si arriverà alla fondazione del regno di Wolof nel Senegal centrale,
un piccolo impero destinato a crescere.
Il territorio si estende per circa 200000 km² nell'estrema parte occidentale dell'Africa sudanese,
sulla sinistra idrografica del fiume omonimo e sui bacini idrografici di alcuni fiumi minori;
ad ovest si affaccia sull'oceano Atlantico. Il territorio si estende nel cosiddetto Sahel,
la zona di transizione fra le regioni aride sahariane e quelle umide dell'Africa guineana.
Il clima è tropicale,
con una lunga stagione secca invernale e una stagione umida estiva la cui lunghezza
aumenta procedendo da nord (circa 3 mesi) verso sud (6-7 mesi);
il manto vegetale prevalente nel paese è quindi quello della savana,
in alcune aree alterata a causa della presenza umana.
Circonda quasi interamente lo Stato anglofono del Gambia,
che si estende lungo l'omonimo fiume.
Il regno prende il nome dal popolo che lo fondò, i Wolof o Jolof-Jolof, ancora oggi etnia predominante nella regione.
Il nome “Wolof” indica tuttora un’area culturale nel nord del Senegal che corrisponde allo storico regno,
ovvero la parte orientale della regione Louga, zona semi arida del sahel, contigua al deserto del Sahara.
La religione prevelente in Senegal è l'ISLAM, professata dal 95%, circa, delle persone.
Dal punto di vista economico, il Senegal appare come una delle nazioni africane meno fragili, con un discreto livello di sviluppo del settore industriale (industria manifatturiera ed estrattiva) e dei servizi (nel Senegal hanno sede numerose istituzioni finanziarie africane). L'agricoltura, che occupa la maggior parte della popolazione attiva, è abbastanza diversificata ed efficiente anche se si osserva ancora un'eccessiva dipendenza dalla coltura dell'arachide, retaggio del passato coloniale.
LA LINGUA
La lingua ufficiale del Senegal è il francese, utilizzato dal Governo negli annunci pubblici e insegnata nelle scuole pubbliche. Vi sono però altre lingue riconosciute a livello nazionale: Wolof, Pulaar, Mandinka, Balanta-Ganja, Mandjak, Hassaniya Arabic, Noon, Jola-Fonyi, Serer, Soninke e Mankanya. Tra queste la più diffusa, parlata dall’80% ca della popolazione è il Wolof. Infine, nelle scuole secondarie viene insegnato il portoghese, riconosciuta come lingua minoritaria.
La lingua ufficiale del Senegal è il francese, utilizzato dal Governo negli annunci pubblici e insegnata nelle scuole pubbliche.
Vi sono però altre lingue riconosciute a livello nazionale:
Wolof, Pulaar, Mandinka, Balanta-Ganja, Mandjak, Hassaniya Arabic, Noon, Jola-Fonyi, Serer, Soninke e Mankanya.
Tra queste la più diffusa, parlata dall’80% ca della popolazione è il Wolof.
Infine, nelle scuole secondarie viene insegnato il portoghese, riconosciuta come lingua minoritaria.
Il Wolof è la lingua madre del popolo Wolof, che vive nella regione occidentale dell’Africa e costituisce circa il 40% della popolazione del Senegal.
Utilizzato originariamente dal popolo Lebu, oggi il Wolof può essere ascoltato in tutto il Senegal,
la Mauritania e il Gambia. Appartiene alla famiglia linguistica Niger-Congo e al sottogruppo Senegambiano.
È così diffuso che in Senegal viene considerato come la lingua degli affari, o la lingua franca del paese.
Una curiosità a proposito di questa lingua è data dal fatto che la parola ‘straniero’ non esiste;
i senegalesi utilizzano il termine wolof ‘gan’, ovvero ‘ospite’: il concetto di accoglienza e ospitalità è sacro.
La popolazione locale nutre infatti un grande rispetto per il visitatore, in particolare se straniero.
Viaggiare in Senegal significa, pertanto, essere innanzitutto ‘coccolati’ dalle persone del posto.
A tal proposito si parla della famosa “Teranga” senegalese: Teranga è ospitalità, è accoglienza,
non ha finalità di immagine, è reale attenzione, è rispetto, cortesia,
gioia e rappresenta anche il piacere di ricevere un ospite nella dimora personale.
La persona che arriva in Senegal viene accolta nella casa dell’ospitante e viene trattata con il massimo del riguardo.
La solidarietà connessa all’accoglienza è la quintessenza del teranga,
e tale solidarietà si ritrova nei contatti e nei rapporti che si possono sviluppare con la popolazione locale siano essi di amicizia,
lavorativi o di altro tipo.
PICCOLO DIZIONARIO
ITALIANO | WOLOFLa cucina senegalese è ricca e variegata. Si passa da piatti semplici come la minestra di verdure a piatti più elaborati a base pesce. Ogni pasto viene accompagnato dal bissap, un infuso di Karkadè servito freddo, e concluso con l’offerta del “pane delle scimmie”, la polpa dolce e spezzettata del frutto del baobab (chimato bouye, frutto ricco di vitamine B1 e C).
Tra i piatti tipici di questo Paese troviamo lo Yassa (pollo marinato nel riso con spezie e cipolle), il Tiéboudienne (riso con pesce, legumi, semola di riso e spezie) e il Mafé (riso con salsa di arachide e carne).
Questo è:
# è chiamato anche “pane delle scimmie”
# la polpa è dolce e spezzettata
# è ricco di vitamine B1 e C
il frutto del BAOBAB chiamato BOUYE (a sinistra), dal quale si ricava la BIBITA (a destra)
Lo sport nazionale del Paese è la tradizionale lotta (Laamb),
tra le più antiche e strutturate lotte africane.
Questa disciplina sportiva tipicamente senegalese viene praticata soprattutto dai giovani delle città.
Non si tratta di una mera disciplina sportiva ma consiste in un mix tra rito,
spettacolo e competizione ed è vissuta come una vera e propria cerimonia.
I lottatori combattono a mani nude, all’interno di un cerchio molto ampio disegnato sulla sabbia.
La stagione dei combattimenti inizia a ottobre e finisce a maggio.
Gli incontri durano 3 tempi da 15 minuti l’uno intervallati da pause di 5 minuti.
Per vincere bisogna portare la testa, la schiena, le ginocchia o i glutei dell’avversario a terra.
L’incontro è preceduto da una cerimonia folcloristica. I lottatori vengono accompagnati da griot (poeti e cantanti) che suonano i tamburi,
dal marabout e da persone che cantano e ballano per incoraggiamento.
La lotta, stando alle voci di chi la segue, sarebbe praticata da persone che praticano particolari riti mistici proibiti:
proprio per questo, in vista del combattimento i lottatori si cingono il corpo con numerosi amuleti e,
al momento di entrare in campo, si spalmano spesso con liquidi dai colori particolari.
Il tutto viene sempre accompagnato da musiche e può avere una durata di oltre 6 ore.
Altro sport più praticato e seguito dopo la lotta senegalese è il calcio.
Les Lions du Senegal (“I Leoni del Senegal”), così è chiamata la nazionale di calcio del Senegal,
ha ottenuto i suoi miglior risultati,
nel Campionato mondiale del 2002 arrivando ai quarti di finale e vincendo la coppa d'africa nel 2022.
Tra i giocatori senegalesi spiccano in particolare El Hadji Diouf e Sadio Mane.
Il Senegal può vantare l’inserimento di ben sette dei suoi siti nella Lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO:
Sull’Isola di Gorée si trova la Maison des esclaves – la casa degli schiavi –
così chiamata perché dal 1536 fino al 1848, anno dell’abolizione della schiavitù,
ospitò milioni di Africani che, strappati dalla loro terra e dagli affetti cari,
venivano spediti oltreoceano nelle Americhe, tramite imbarcazioni portoghesi, spagnole e francesi.
Qui venivano resi schiavi, lavorando fino alla morte nei campi di cotone, di caffè o di canna da zucchero.
Si contano circa 20 milioni di africani.
Centinaia fra uomini, donne e bambini venivano separati e stipati in piccole celle buie.
Solo una volta al giorno venivano liberati dalle catene per i bisogni fisiologici.
Al momento della vendita e della partenza non si teneva conto della parentela,
pertanto le famiglie venivano separate e destinate a luoghi diversi:
Antille, Louisiana, Cuba, Haiti … Perdevano tutto, anche il loro nome e venivano imbarcati con una matricola che,
al momento della vendita si trasformava nel nome del nuovo padrone.
Il loro destino veniva deciso solo ed esclusivamente dagli acquirenti che sceglievano la “merce” migliore.
Il valore di un uomo dipendeva dal suo peso e dalla sua forza,
il peso minimo consentito era 60kg e se così non era,
venivano ingrassati come animali per raggiungere il peso imposto che avrebbe poi consentito il successo nella vendita.
Per le donne era importante il proprio petto; una giovane donna infatti, non era considerata più vergine se i suoi seni si abbassavano.
Riguardo ai bambini era importante la dentizione.
La casa degli schiavi oggi è un museo, un luogo dove poter fare memoria di quanto accaduto e dove “Imparare” …
Ovviamente, come potete ben immaginare, ci sono molte altre bellezze da scoprire in Senegal,
mete turistiche per un sacco di persone.
Tra le più popolari troviamo:
Conosciuto anche come Lago Rosa (italiano) o Lac Rose (francese), è collocato a nord-est di Dakar, questa meraviglia prende il suo nome dal caratteristico color rosa delle sue acque, dovuto alla presenza delle alghe che lo popolano e che producono un pigmento rosso. Questo lago ha la particolarità di essere estremamente ricco di sale, che viene raccolto dai lavoratori, per poi essere venduto.
una striscia costiera che si estende per circa 100 km a sud di Dakar.
Questa gemma, ogni anno, attira numerosi turisti da tutto il mondo non
solo grazie alla finissima sabbia bianca ma anche grazie alla contrapposizione di questa
ai vivaci colori che caratterizzano i villaggi che le fanno da contorno.
Le località più gettonate sono quelle di Mbour e Saly dove,
per gli amanti del relax, è possibile sorseggiare fantastici cocktails a base di frutta fresca all’ombra di grandi palme vista mare.
Nel cuore della Petite Côte prende letteralmente vita la Laguna di Somone:
una rientranza costiera separata dall’oceano da una lingua di sabbia ove è possibile avvistare numerosissime specie di uccelli,
tra i quali pellicani e meravigliosi fenicotteri.
Il Monumento al Rinascimento africano (in francese Monument de la Renaissance africaine)
è una statua di bronzo alta 49 metri situata a Dakar, in Senegal.
La statua è rivolta verso l'oceano Atlantico, indicando simbolicamente la Statua della Libertà,
ed è stata progettata dall'architetto senegalese Pierre Goudiaby Atepa su un'idea del presidente Abdoulaye Wade.
Il monumento sorge sulla più bassa delle due colline di Dakar chiamate Les Mamelles, ed è stato inaugurato nel 2010.